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L’esperienza di Fabrizio Simoncioni in sella a Dug Up

Scopri Ekletta Dug Up

Ho acquistato la Dug Up di Ekletta dopo qualche mese di utilizzo di una classica mtb muscolare.
Avevo deciso di passare ad una bici a pedalata assistita per poter estendere il raggio delle mie gite.

Premetto che sono un neofita e quindi l’utilizzo principale che ne faccio è “cicloturismo estremo”, diciamo così: percorsi urbani, strade bianche, sentieri collinari e qualche trail facile. Per questo la scelta è caduta sulla Dug Up: un ottimo rapporto qualità/prezzo e una versatilità perfetta per le mie esigenze: una buona eMtb entry level, ad un prezzo accessibile e con 4 anni di garanzia, oltre al fatto (non da poco) che sia assemblata in Italia e quindi con assistenza rapida e capillare.

La Dug Up è una eMtb bi ammortizzata (full), con geometrie da cicloturismo avanzato/all mountain, ruote da 27,5”, freni idraulici con dischi da 180mm, motore DAPU da 95nM con sensore di coppia.
La prima cosa che si nota, salendoci sopra, è la sensazione che la bici non pesi 24kg, ma sia molto più leggera, grazie alle geometrie e al basso centro di gravità. Il manubrio e l’impostazione generale di guida è confortevole, perfetta per cicloturismo, sentieri bianchi e leggero fuoristrada.

Il gruppo pignoni è uno shimano 11-36, e il cambio Shimano Deore garantisce una cambiata fluida e senza strappi, a patto ovviamente che si ponga attenzione all’inserimento delle marce non in trazione, specie ad alte assistenze. La frenata è adeguata alla tipologia del mezzo, l’impianto idraulico è Tektro, con dischi da 180mm anteriore e posteriore. Il controllo della frenata è modulabile e docile.

La forcella anteriore è una Rockshox da 120mm, con possibilità di regolazione del precarico e bloccaggio (in caso si utilizzi la bici su strade asfaltate). Questa è probabilmente, a mio avviso, l’unico punto debole della Dug Up se si vuole uscire dai percorsi urbani e fare mountain bike: l’assenza di regolazioni per il ritorno alle basse e alte velocità e la corsa limitata della forcella rendono la bici instabile e poco controllabile nelle discese e percorsi tecnici. Ma, appunto, la Dug Up non nasce con questo intento. L’ammortizzatore posteriore ad aria Rockshox, sempre da 120mm svolge invece egregiamente il suo lavoro, assorbendo gli urti e le asperità

della strada ma lasciando sempre la sensazione di grip e controllo sul posteriore. L’ammo ha 3 possibilità di regolazione: full, dove sfrutta al massimo la corsa del pistone e quindi adatto a strade dissestate e percorsi off road, medium, ottimo per strade bianche o salite e bloccato, per i circuiti urbani.

Il motore DAPU da 95nM è decisamente potente e silenzioso e, nonostante la batteria –integrata nel telaio- sia “solo” da 430Wh, l’autonomia è ampia. Io ho pedalato per oltre 3 ore con dislivello di 300 metri, e avevo ancora autonomia. Le assistenze disponibili, gestite da un sensore di coppia situato nel movimento centrale, sono 5 (1=assistenza minima, 5=assistenza turbo) più la modalità “walk”, che fa avanzare a 6km/h la bici senza pedalare, nel caso si dovesse scendere e spingere la Dug Up in salita. Personalmente utilizzo prevalentemente le assistenze 3 e 4, perché le trovo un buon compromesso fra efficienza di pedalata e consumi. La 1 e 2 sono, a mio parere, troppo poco assistite, mentre la 5, essendo il motore limitato a 25km/h per legge, poco utile e molto più dispendiosa in termini di consumo della batteria rispetto alla 4 e si avverte la sensazione di “strappo” della assistenza.

Personalmente, Dato che nelle mie zone c’è una prevalenza di salite, ho preferito cambiare il gruppo pignoni originale istallando un gruppo Shimano 11-42D (costo irrisorio, circa 50€), per ridurre la fatica in arrampicata ed ho istallato la sella telescopica opzionale per avere più agilità nelle discese un po’ più impegnative.

Un piccolo particolare (ma che nella vita quotidiana è importante), è che la batteria ha una porta standard USB per poter ricaricare cellulari o GPS. Heads up, Dug Up and go!

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